“A che serve un libro senza dialoghi né figure?”
Illustration by John Tenniel for Lewis Caroll, Alice’s Adventures in Wonderland, 1865
Benvenuti nel mio nuovo Blog di Arte e Pedagogia!
Inizio con il mio primo breve articolo che tratta una tematica molto attinente con l’arte e con la pedagogia: l’Educazione alla lettura, sia dei testi che delle immagini.
L’Educazione alla lettura delle immagini? Eh sì, perché è vero che impariamo a leggere le parole ma allo stesso modo dovremmo imparare a leggere anche le immagini.
Perché?
Perché al giorno d’oggi viviamo immersi in stimoli visivi di ogni tipo. E anche se il senso comune ci dice che la visione di troppe figure potrebbe lasciare poco spazio all’immaginazione, io sposerò riflessioni teoriche e studi che affermano il contrario: è possibile fantasticare anche in mezzo all’inflazione di immagini che caratterizza il nostro tempo. Ed è possibile farlo persino senza cercare di competere con gli affascinanti dispositivi multimediali (talvolta dispensatori di prodotti di altissima qualità e utilità) ma semplicemente convivendo con essi. Agendo sulla curiosità dei bambini e degli adulti si possono infatti impostare percorsi di Educazione alla Lettura e all’Immagine in grado di fornire strumenti per imparare a leggere, a interpretare e a distinguere le varie produzioni iconografiche, creando le condizioni per permettere alla fantasia di esprimersi liberamente.
Attraverso percorsi formativi specifici che si basano sull’educazione e la fruizione di stimoli visivi è possibile incentivare l’osservazione che porta a scoprire il mondo, comprenderlo e agire su di esso.
Lo sviluppo della fantasia e della creatività sono requisiti essenziali nella società attuale che cambia velocemente e che necessita di persone capaci di pensare e agire in maniera creativa, innovativa e in grado di muoversi con senso critico nel confine tra la realtà e la fantasia. Molti studi hanno dimostrato che possedere un ricco repertorio iconico consente una più efficace memorizzazione (attraverso le immagini si memorizzano i colori, i paesaggi, le espressioni del volto, le situazioni), un migliore apprendimento e una maggiore capacità immaginativa e creativa.
Gli studi di scienze cognitive sull’argomento mostrano che l’integrazione dei due codici, linguaggio e immagine, impegnano maggiormente le varie capacità cognitive. Il neuroscienziato Stanislas Dehaene studiando con la risonanza magnetica il cervello dei matematici ha scoperto che nel momento del ragionamento non si attivano le aree deputate al linguaggio ma piuttosto le aree visive e del pensiero astratto.
Le immagini sono poi in grado di generare suggestioni che non si possono spiegare attraverso il linguaggio verbale.
Illustrazione di Franco Matticchio tratta dal libro “Ho dimenticato l’ombrello”, Vànvere Edizioni, 2019
Le immagini nei libri
Il pedagogista Johannes Amos Commenius (1592-1670) scrisse il primo libro illustrato per l’infanzia, l’Orbis Sensualium Pictus che all’epoca fu un testo molto utilizzato per l’educazione dei bambini. Si tratta di un volume composto da immagini e didascalie che rappresentano e descrivono le cose che esistono al mondo, a cominciare dall’alfabeto. Nella prefazione dell’opera Commenius scriveva: “… l’esercitare assiduamente i Sensi a ben concepire le differenze delle Cose sia un ponere il Fondamento di ogni Sapienza, di ogni Eloquenza, e di ogni giusta, e prudente Azione”. E ancora “…non vedano Cosa, che non sappiano nominare, né nominino cosa, che non possano mostrare”.
Negli ultimi decenni dell’800 in Inghilterra (e nella seconda metà del ‘900 in Italia) compaiono i primi Albi illustrati moderni caratterizzati dalla particolare connessione tra testo e immagine, costituiti da illustrazioni non più solamente descrittive ma che si fondono con il testo e hanno capacità autonoma di narrare, di raccontare una storia attraverso i continui richiami che avvengono tra figure e parole. Vi è una differenza tra Libro e Albo illustrato: nel primo le immagini rappresentano il testo e sono in numero ridotto. L’albo contiene invece una quantità predominante di immagini che narrano una storia a sé e che può essere anche discordante rispetto al racconto del testo.
Illustrazione di Enrico Mazzanti per Carlo Collodi(1883) “Le Avventure di Pinocchio” edizione Felice Paggi, 1883
Successivamente appaiono i Silent Book, i libri senza parole in cui la narrazione è affidata alle sole immagini collegate fra loro sapientemente e in successione. Si tratta di libri bellissimi che permettono di superare le barriere linguistiche e incoraggiano la partecipazione attiva alla lettura.
Mariana Ruiz Johnson “Mentre tu dormi”, Carthusia
Un’occasione per intraprendere un percorso formativo di Educazione all’Immagine può essere creata attraverso l’utilizzo di Albi illustrati e Silent Book di buona qualità che siano in grado di promuovere la conoscenza degli elementi di base della comunicazione iconica, stimolare l’osservazione, lo stupore e la curiosità, l’interesse per la letteratura e l’arte, il senso estetico e l’immaginazione.
Esistono dei criteri per scegliere i libri “giusti”? Secondo Gianni Rodari (1920-1980) i libri devono essere originali, caratterizzati dal nonsense e devono quindi destare sorpresa; Per Leo Lionni (1910-1999) nell’illustrazione deve esserci anche qualcosa di incomprensibile, di difficile interpretazione, che stimoli l’immaginazione;
Il Pedagogista e Docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna Marco Dallari afferma che l’abbinamento tra testo e immagini deve produrre una discordanza di senso. Quando invece l’illustrazione si limita a descrivere un testo o a decorarlo non aggiunge nulla alla storia e può diventare, secondo l’artista Bruno Munari (1907-1998), “ridondante”. Nel mio prossimo articolo presenterò un libro che possiede caratteristiche di qualità dal punto di vista formativo, un libro prezioso per la progettazione e la realizzazione di percorsi educativi che stimolino alla riflessione.
A presto! Federica